Giorno 2 – Km 290
Alle sei apro gli occhi, Marco sta facendo colazione per andare a lavoro. Lo saluto e mi riaddormento.
Alle sette e mezza apro gli occhi, i Polacchi si stanno alzando. Li saluto e mi riadddormento.
Alle otto e mezza apro gli occhi, i Polacchi se ne stanno andando. Questa volta mi alzo e li saluto, chiudendogli la porta alle spalle come se fossi il padrone di casa.
Marco, dopo avermi offerto cena, vino, ospitalità e quant’altro la sera prima, dopo aver chiaccherato con lui come se fossimo buoni amici, mi ha pure lasciato le chiavi sul tavolo per poter stare in casa sua mentre lui è fuori a lavorare. Davvero una gran persona, son felice di averla conosciuta.
Carico lo zaino sulle spalle, esco, chiudo la porta a doppia mandata e mi incammino verso il negozietto di frutta e verdura di Marco: gli lascio le chiavi, lo ringrazio e compro un bel grappolo d’uva bianca. E’ buonissima e soprattutto fresca e mi aiuta a fare la strada a piedi fino alla stazione. Non ho voglia di tornare subito a Milano, quindi prendo un autobus per la Certosa di Pavia. E’, citando quel grande cervellone che è wikipedia, un monastero cistercense e Santuario della Beata Vergine Maria Madre delle Grazie.
Arrivo giusto giusto per la chiusura di pausa pranzo e devo aspettare due ore. Vedo una panchina ombreggiata da un albero e mi ci fiondo. Mangio nella quiete totale una focaccia ai pomodorini e poi mi faccio una penichella. Mi sveglio esattamente alle 14:30, orario di apertura. L’interno è lavorato quanto l’esterno. Sono affascinanti le statue dei santi, ognuno col proprio animale ai piedi. E’ vietato scattare foto, ma non si limitano a mettere un cartello all’entrata; si divertono a metterlo davanti a ogni opera d’arte, finendo per rovinarla. Il gusto estetico di alcune persone è proprio pari allo zero.
Verso le 5 sono in centro a Milano. Il duomo è davvero sfarzoso e non è sminuito da adiacenti pubblicità o impalcature, ha il giusto spazio. Così non è per il palazzo sforzesco, che è possibile annoverarlo tra le antiche costruzioni “arricchite” da recenti cantieri.
Prima delle otto scendo in metropolitana per raggiungere la stazione degli autobus; il mio parte alle 21 e non voglio certo rischiare di perderlo.