Archivio per la categoria ‘Ed ora… Asia!’

Uscendo da Bangkok molti posti sembrerebbero surrealmente calmi, ma a Sangkhlaburi la quiete è realmente reale.
Un piccolo villaggetto vicino al confine col Myanmar, anch’esso parte di uno di quei tanti posti che ho incontrato dove pare che la gente non debba fare nulla se non rilassarsi.
Passeggiando, le persone con cui incrocio lo sguardo mi sorridono. Non quei sorrisi stampati, i cosidetti “fixed smiles”.
Son sorrisi spontanei per il piacere di sorridere.
Lungo la via un gruppo di bambine gioca con l’hula hoop.
Poco più in là qualche ragazzo gioca a una sorta di pallavolo acrobatico con piedi e testa. C’è anche uno straniero tra loro: due giorni dopo mi darà un passaggio in motorino, raccontandomi che stava viaggiando ma si è innamorato del posto e ha deciso di fermarsi per sei mesi.
Proseguendo la lenta esplorazione arrivo al fiume, vicino al quale dei bambini corrono qua e là, senza apparenti mete; la madre poco più in là dorme tranquilla sotto all’ombra di un banano.
In lontananza si vede un ponte, il più lungo in legno della Thailandia.
Cerco di individuare qualche ragazzo che si sta tuffando, ma niente. La calma pare regnare sovrana ovunque.
Abbandonarsi felicemente ad essa è l’unica, pacifica, soluzione.

Credo proprio che “crazy” sia l’aggettivo giusto per descrivere Bangkok, capitale della Thailandia.
Anche se ho gia’ parlato del traffico di Bangkok nell’ultimo post, ritengo necessario raccontare altre cose per la sua particolarita’.

Roma: meno di 3 milioni di abitanti, poco piu’ di 2000 abitanti per chilometro quadrato. Ora cercate di richiamare alla memoria come sono la’ le strade (se siete stati a Roma) oppure fate un piccolo sforzo con l’immaginazione.
Bangkok: piu’ di 9 milioni di abitanti, quasi 6000 abitanti per chilometro quadrato.
Ora cercate di immaginare le strade di questa citta’ che ha il triplo degli abitanti e della densita’ di Roma.
Ma non e’ ancora finita, siamo a meta’ della ricostruzione mentale!
A questo punto moltiplicate per quattro i motorini, duplicate i taxi (alcuni legali e alcuni non), una spruzzata di tuk-tuk qua e la’, e, ciliegina sulla torta, immaginate che ci siano molte poche regole.
Se volete fare del vostro meglio, aggiungete anche questo particolare: quando qualcuno taglia la strada ad un altro o fa comunque qualcosa di sbagliato e pericoloso, difficilmente la gente suonera’ il clacson. Per il semplice motivo che nella cultura orientale e’ spesso radicato il pensiero di “non perdere la faccia” e suonando il clacson ci si esporrebbe troppo.
Il premio “veicolo no global” e’ vinto senza dubbio dal motorino. Caricare tutta la famiglia per andare a fare la spesa, circolare sul marciapiede per evitare il traffico…. tutto nella norma.

Altro elemento degno di nota e’ il mercato. Generalmente nei paesi dell’Asia, cosi’ come del Sudamerica, amo i mercati.
Non sono come quelli in Europa, un po’ grigiastri e perlopiu’ animati da nonne che comprano calzetti per i nipotini, guardano le cuffie per capire come farne una all’uncinetto per l’amica Bruna che è tanto che glielo chiede e vanno infine alla bancarella delle pentole per comprarne una nuova che hanno bruciato la settimana prima, ma cambiano idea quando vedono il prezzo e si dicono che quella pentola non e’ poi cosi’ necessaria.
I mercati qua sono colorati, a volte bizzarri, ma soprattutto pieni di vita.
Il weekend market di Bangkok e’ immenso e, con la giusta pazienza, credo si possa trovare di tutto. Quando mi sono imbattuto in una bancarella che vendeva cavallette e vermi fritti le barriere culturali si sono fatte strada nella mia mente, impedendomi di provarli… per quel momento!
Poco lontano un gruppo di persone erano concentrate nell’osservazione e nell’incitamento di due polli che stavano combattendo in una sorta di arena.
Se si e’ invece interessati all’acquisto c’e’ l’imbarazzo della scelta tra artigiania, indumenti o animali… si vocifera che in questo mercato sia possibile anche comprare delle tigri.

Quando si parla di Bangkok e’ imprescindibile pensare alla prostituzione: e’ ben presente (nonostante sia illegale) e ci sono intere strade che di notte si animano di donne pronte a soddisfare i piaceri dei turisti… con la giusta merce di scambio, ovvero i soldi.
Molto comune e’ anche il cosidetto “massaggio con happy ending”, solitamente fatto nei centri di massaggi delle strade piu’ turistiche.
In sedici giorni in Thailandia ho conosciuto parecchie persone e posso dire che il turismo sessuale (non nella stretta accezione di persone che vengono qua unicamente per questo, ma in senso più lato) e’ effettivamente molto diffuso.
Direi che un buon 80% di quelli che ho conosciuto ha… “usufruito del servizio”.
Voglio precisare che il massaggio tradizionale thai non ha nulla a che fare con questo, ma è di solito dopo un “oil massage” che la massaggiatrice aumenta il suo stipendio facendo felice il “falang” (“straniero” in Thailandese).

A Bangkok mi son fermato quattro giorni e mezzo per il fatto che ci tornero’ ad ogni modo dopo essermi girato Thailandia, Laos e Cambogia, ma per essere una grande citta’ resta un bel posto dove fermarsi per un po’. Ma come sempre succede in paesi come questi bisogna uscire dalle capitali per vedere la cultura più autentica (o come minimo, meno influenzata da quella occidentale). E soprattutto bisogna andare un pò verso nord perchè qua fa troppo caldo!

06/01/2012
Son le 10:45 quando prendo l’aereo Hong Kong-Bangkok. In realta’ l’aereo parte fortunamente in ritardo, permettendomi di non perderlo.
Se vi capita di girare per l’aeroporto con un sorrisino beato pensando di avere tutto il tempo del mondo, controllate se e’ effettivamente vero.
Atterro alle 13 a Bangkok (con un sorriso ancora piu’ beato di quello di prima) e mi dirigo verso il centro: i numerosi alberi e spazi verdi nell’area vicino all’aeroporto non tardano a trasformarsi in numerosi e rumorosi veicoli quali macchine, moto e tuk-tuk (tipici taxi thailandesi a tre ruote).
A Bangkok son ospitato da un ragazzo e intanto che aspetto di incontrarlo, dopo aver comprato qualche banana per placare la fame, mi siedo con dei mototaxisti. Scambiamo qualche sorriso e uno di loro prende coraggio e mi chiede da dove vengo. Dopo avergli risposto gli chiedo come si chiama, ma mi guarda confuso. Capisco in fretta che “where you come from” son le uniche parole di inglese che conosce e la corta conversazione, se cosi’ si puo’ chiamare, continua a gesti, risate e sorrisi.
Nel frattempo per la strada gli intrattenimenti non sono pochi, soprattutto da parte dei veicoli a due ruote. Intere famiglie su un’unico motorino, molti pochi caschi… ma il mio preferito rimane il padre con i tre figli, i quali nel frattempo stanno tranquillamente mangiando qualcosa da delle ciotole.
Gia’ dalle prime ore capisco di essere in un posto estremamente diverso dall’Europa, nonche’ dal Sudamerica. E so che il sud-est asiatico non deludera’ le mie (seppur alte) aspettative.
Il benvenuto e’ stato bello caldo (nel vero senso della parola!), rumoroso e interessante. E, ancora una volta, sono carico.

Hong Kong è una bella città, mi piace. E’ un buon mix tra modernità e tradizione. Nel centro di Hong Kong Island sembra di essere in un film di fantascienza. Ci si aspetta che salti fuori una macchina volante da dietro un grattacielo da un momento all’altro. Ma per ora non è ancora successo.
Spostandosi in altre zone, come alcune aree di Kowloon, l’atmosfera si fa decisamente più cinese: odore di cibo per qualsiasi strada, insegne con ideogrammi che quasi si accavallano l’uno sull’altro, strade costantemente affollate sia da persone che da macchine, taxi e minibus.
(Se vi state creando delle immagini mentali, createle rigorosamente di notte… è col buio che Hong Kong “si illumina”, letteralmente e metaforicamente!)
Generalmente Hong Kong è una città cara, ma mangiare può essere economico se si fa affidamento allo street food. La scelta è tra numerose varietà di spiedini, noodles (per chi non li conoscesse, si immagini degli spaghetti alla cinese!) o qualcosa di più sofisticato come dei ravioli ripieni di un qualche pesce.
Io perlopiù mi butto sui noodles, di solito molto appetitosi, anche se mi piace provare comunque più cose possibili. Se ve lo state chiedendo, nessun cane o gatto è servito… almeno non esplicitamente!
Anche i templi non mancano, alcuni buddisti e altri taoisti. Davvero molto diversi tra loro! Io son incuriosito e gironzolo meravigliato… sono i miei primi templi! Ma Giedrius, un ragazzo lituano che è con me, è abbastanza indifferente. Ha già passato vari mesi in Asia e mi dice che questi non sono nulla di particolare. Il che è una buona notizia, visto che già mi piacciono! Non vedo l’ora di vedere “i migliori”.
In un isola vicino ad Hong Kong Island è anche presente un Buddha gigante… che, situato in cima alla collina, pare osservi tutta l’area circostante! Bello, ma molto turistico. Anche questa volta Giedrus mi dice che c’è di meglio… e anche questa volta, buon per me!

Nonostante tutto Hong Kong è perlopiù una città da visitare e poco più… qua mi sento un turista, non un viaggiatore!
Ho già prenotato un volo per il 6 gennaio, direzione Bangkok. Il sud-est asiatico è la parte che più mi attrae… e fra qualche giorno sarò là. E sono Carico.